sabato 1 ottobre 2011

Chi parla di secessione è fuori dalla realtà


E' il ritorno alla Lega delle origini, quel movimento di lotta che rappresentava gli interessi del Nord oppresso da Roma ladrona. E' il tuffo all'indietro di un partito che si è istituzionalizzato, che ha conquistato le poltrone, che in definitiva ha perso il contatto con la sua gente. Oggi Bossi torna a straparlare inneggiando alla secessione, un refrain noto per chi segue le alterne vicende di questo pirotecnico uomo politico. Lo fa in un momento in cui regna il caos: crisi economica, turbolenze parlamentari, disagio sociale. Ecco che la Lega rispolvera gli slogan del passato. Ricevendo sonore bacchettate dall'unico faro che in questo momento illumina l'agitato mare nero italiano, Giorgio Napolitano, che in una memorabile dichiarazione ha affermato "Chi parla di secessione è fuori dalla storia e dalla realtà". E' esattamente così, caro Bossi, caro Calderoli, cari tutti i saltimbanchi della Lega: l'Italia è soltanto una, questo è l'anno in cui da Nord a Sud la si festeggia, e checché tentiate di mettere in discussione tutto quello in cui crediamo l'Italia continua a rimanere un Paese che unisce un popolo che va da Bergamo a Catania, da Udine a Potenza.
Scandaloso che quest'odio, quest'avversione così manifesta per quella che è la nostra PATRIA provenga da uomini che ricoprono incarichi di governo, esponenti di una maggioranza che hanno giurato dinanzi al presidente della Repubblica di non tradire mai la Costituzione, di rispettarla, difenderla e preservarla. Questi individui non hanno il minimo senso della sacralità dei valori scolpiti su quella Carta, valori faticosamente affermati dopo anni di lotte, anche intestine, di fatiche immani, di sacrifici.
Chiediamo a gran voce che i ministri che vaneggiano sogni secessionisti si dimettano, farebbero un favore a se stessi e all'Italia, quel Paese che non riconoscono. Se hanno una coscienza lo faranno, ma abbiamo seri dubbi che ne abbiano una. E lo faranno se vorranno ridare un po' di dignità a questa politica umiliata da una mediocre e incapace classe dirigente, ma anche in questo caso sappiamo che non è nelle loro intenzioni. La cosa certa è che questi signori non lasceranno mai i posti di potere guadagnati, sono troppo attaccati a quella poltrona contro cui in un'epoca non troppo lontana gridavano dai palchi delle adunate padane.
IO ESISTO E SONO ITALIANO

Stefano Barbero

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