mercoledì 19 ottobre 2011

Senti chi ha Parlato

Di tutto il dibattito post-15 ottobre, oltre a quello che hanno già detto tutti, rimane da approfondire un fatto. Si tratta del controverso editoriale di Valentino Parlato sul Manifesto, in cui dice che la devastazione di Roma ad opera dei blackbloc è stata “istruttiva”. In un’intervista a Repubblica ha cercato di aggiustare il tiro, ma la frittata è fatta: dalle colonne del quotidiano espressione della sinistra movimentista ha fatto rimbalzare quel fatidico aggettivo, quell’”istruttivo” che per quanto mi riguarda assocerei a tutto meno che alla prevaricazione e alla distruzione.
Ma la penna storica del giornalismo di sinistra ci ha sorpreso. Nei giorni scorsi, tra mille editoriali di condanna, mille voci di sdegno per i fatti di Roma (indignati, sì, ma dall’orrore di quelle scene) la sua si distingueva perché in difesa dei facinorosi: le violenze per le strade sono istruttive, insegnano ai potenti che servono misure che vadano incontro ai giovani, sono servite da lezione, hanno avuto il pregio di bacchettare una classe dirigente egoista e indifferente. Stupisce che un uomo della sua esperienza, del suo senno possa partorire simili considerazioni. Come si fa a considerare istruttiva la violenza? Mi piacerebbe averlo davanti, il dottor Parlato: gli direi che la gentaglia che ha devastato tutto quello che trovava lungo il suo percorso non erano i giovani indignati che protestano contro la finanza. Gli direi che quei mascalzoni non hanno fatto molte distinzioni su cosa andare a distruggere, visto che le macchine arse erano perlopiù utilitarie di semplici cittadini, non super-ricchi. Gli direi che questi delinquenti specializzati nella barbarie non hanno i problemi dei giovani che volevano manifestare, ma sono individui che hanno talmente tanto tempo libero e pochi pensieri da poter organizzare queste azioni criminali (non a caso hanno seguito un “master” di guerriglia urbana dagli amici greci). Gli direi che nel corteo di sabato c’erano disoccupati, operai, famiglie, pensionati, studenti, tutte categorie che in questi giorni stanno soffrendo e hanno quasi finito le lacrime per piangere, e sono stati messi all’angolo, la loro protesta cancellati, ammutolita dalla furia rabbiosa degli incappucciati.
Invece Parlato dall’alto della sua cattedra definisce istruttiva la violenza cieca. Prima di scrivere articoli per il suo giornale dovrebbe fermarsi un attimo a pensare. Non è difficile accorgersi che la gente onesta, stufa e indignata è stata scavalcata dai professionisti della violenza. La protesta civile è stata calpestata: che effetto ha avuto la manifestazione di Roma, se non quello di inimicarsi proprio quelli cui si rivolgevano gli indignati? Crede davvero Parlato che il vandalismo scuoterà le coscienze della politica e della finanza e queste si impegneranno per andare incontro alle richieste del popolo? O forse succederà il contrario? Impauriti, in tensione, i poteri saranno ben più attenti a ciò che concederanno, tanto per i violenti non sarà mai abbastanza.
E dire che Parlato dovrebbe essere un apologeta della nonviolenza. Dov’è finito l’insegnamento di Gandhi, che una volta era il nume tutelare della sinistra, prima di diventare trasversalmente di moda? Quando vedremo veramente applicate le teorie di un uomo che ha portato alla gloria un popolo senza lasciare morti e feriti sulle strade, ma con la sola forza delle idee, col coraggio delle proprie idee? Parlato ha considerato le idee? Nel gesto inqualificabile dei violenti ha intravisto delle idee? Ha intravisto un disegno, l’inseguimento di una speranza? La verità è che non c’è nulla di tutto questo, nel cuore e nella mente di chi lancia un sampietrino contro i carabinieri, o incendia la macchina di un privato cittadino che trova sul suo percorso. Lo spirito che anima e arma questi incivili è solo l’amore, l’attaccamento alla pura e semplice violenza, la volontà di voler “spaccare tutto”, di rovesciare il mondo in cui vivono, la meschinità del muoversi incappucciati e in gruppo. La cittadinanza che era scesa a Roma per sfilare con slogan e bandiere pacifiche, atterrita di fronte al disvalore, al disprezzo delle regole e della civiltà non ha potuto far altro che subire, salvo qualche raro caso. Che messaggio hanno lanciato ai destinatari della protesta, se non hanno neanche potuto esprimersi?
Maneggiamo con cura le parole che ci escono di bocca. Certuni, come Parlato, hanno il piglio del controcorrente. Chiudiamola qui con le provocazioni di maniera: ci sono situazioni in cui non c’è opinione che regga. C’è chi sta dalla parte giusta e chi da quella sbagliata. E nel caso del disastro romano è presto detto chi ha torto. O forse abbiamo noi torto, noi che pensiamo che sia ancora possibile fondare un futuro umano e giusto sulla civiltà, la convivenza, il confronto, la proposta, mettendo a tacere i cattivi maestri, che con un aggettivo leggero legittimano la barbarie di chi riesce persino a distruggere l’innocua statua di una Madonna. Senti chi ha Parlato: un sognatore.

Stefano Barbero

La risposta di Valentino Parlato, pubblicata sul quotidiano comunista.
Care compagne e cari compagni, il mio editoriale di domenica ha provocato un fiume di repliche, di consenso e, molte di più, di dissenso. Mi impegno a rispondere a tutte queste lettere; scriverò una risposta a tutte e tutti ma qui, sul giornale di oggi, la mia risposta sarà generale e breve. La manifestazione di sabato è stata enorme e importantissima dal punto di vista politico e culturale. Centinaia di migliaia di persone a Roma non è cosa da trascurare. In questa enorme manifestazione ci sono stati gli interventi di una componente, piuttosto militarizzata di estremisti, i quali hanno messo a rischio il significato e la portata della manifestazione. Alcune centinaia contro centinaia di migliaia. Già sabato sera, mentre scrivevo, mi rendevo conto che l'indomani tutti i giornali avrebbero titolato sulle violenze e non sulla manifestazione. Così è stato e mi viene da scrivere che tutta la grande stampa italiana ha dato il massimo rilievo agli estremisti piuttosto che alla manifestazione. Questo è il primo esito che pensavo si dovesse evitare: enfatizzare il rilievo politico, sociale e culturale della manifestazione dei violenti.Non si poteva e non si doveva dare la priorità ai guastafeste, chiamiamoli così. A questo punto mi è venuto il problema di dare un giudizio sui cosiddetti "guastafeste". Nemici pagati dal potere esistente o soggetti che sbagliano? Non ho pensato e non penso che i black bloc siano agenti pagati dal nemico e ho scritto che in una situazione di estrema tensione, come quella che oggi viviamo, l'asprezza dello scontro, la sua profondità possano provocare manifestazioni (dannose) di violenza, che pure hanno una giustificazione nella attuale gravità della crisi del nostro paese e della nostra società. Come a dire, se ci sono i black bloc vuol dire che viviamo in una situazione di estrema e drammatica tensione. Insomma o questi violenti sono pagati dal nemico (e non credo) o sono anch'essi una espressione della crisi nella quale siamo. In tutti i modi non si può dare a questi estremismi negativi il protagonismo politico e sociale. La manifestazione di sabato scorso resta e pesa, non può essere cancellata da loro. Ma mi impegno a rispondere a tutti, con lettera personale.

1 commento:

  1. Ho letto il tuo articolo su LiberalVox... complimenti, mi sei piaciuto! Continua così, abbiamo bisogno di giovani come te!!! In bocca al lupo!!!

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